Watamu
Siamo arrivati all’ultimo giorno; fra poche ore il pulmino ci porterà all’aeroporto di Mombasa e io mi sento in un equilibrio traballante tra la voglia di restare in questa Africa che ti prende il cuore e la voglia di riabbracciare figli e nipoti che ho comunque portato sempre con me. Qui in Watamu ho vissuto per quattro giorni la “vacanza” , per fortuna, da “turista ma non troppo”. Certo ho fatto cose da turista come andare per shopping nelle bancherelle del villaggio, andare a vedere i delfini e nuotare in mezzo ai pesci col safari blu, viaggiare col tuc tuc per visitare spiagge meravigliose dalla sabbia bianca e il mare con mille sfumature di verde e blu… allora cosa fa la differenza? La differenza la fanno le persone che ho incontrato. La loro bellezza (parlo dei kenioti) il colore e la morbidezza della loro pelle, i sorrisi aperti dai denti bianchissimi, gli occhi ridenti
e gentili… ma soprattutto la loro gentilezza mai affettata, la disponibilità hacuna mayata e la voglia di parlare e di conoscerti. Anche quando ti cercano per venderti i loro prodotti , una gita o un pranzo al ristorante non mostrano insistenza pelosa ma lo fanno con la dignità di una persona che rivendica il diritto al lavoro e lo compie con onestà . Nel resort dove abbiamo soggiornato, frequentato per lo più da italiani, era forte il contrasto tra i volti amabili del personale e gli sguardi chiusi dei turisti e mi veniva tristezza a pensare che davvero i soldi non danno la felicità anche se ti permettono una vita più comoda.
Gabriella