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Maddalena Monari

Una giornata intensa – 24.01.19

Pubblicato il . Sezione: Maddalena Monari

Oggi é stata una giornata intensa, faticosa, emozionante.

Questa mattina alle 8, 30 é arrivato il pulmino che ci ha portato  allo slum di Babadogo.  il traffico era terribile e l’autista ha sbagliato la strada tre volte. Dopo 2 ore siamo finalmente  arrivati. Siamo stati accolti con sorrisi e entusiasmo da 12 mamme che ci aspettavano con la speranza che potessimo risolvere molti dei loro problemi. Grace ci aspettava per presentarci il Centro, le mamme e per farci vedere il posto dove avremmo dovuto lavorare. Con molta apprensione ci ha mostrato un container di circa 10 metri quadrati, dove avrebbero fatto fatica a sdraiarsi 3 persone , e le mamme erano 12. Abbiamo pensato alla sala parto dove non c’era nessuna mamma ma era piena di lettini e il pavimento molto sporco. Abbiamo pensato a un piccolo cortile ma anche lì era difficile sdraiarsi. Era già molto tardi e seduti su delle sedie messe in cerchio nel cortile,  ho chiesto cosa si aspettavano dai nostri incontri. Ragazze giovani di circa 20 hanno parlato dei loro bambini cerebrolesi, della solitudine senza aiuti e assistenza, hanno detto che speravano  insegnassimo loro qualche esercizio per fare camminare i loro bimbi. Una mamma voleva una carozzina perchè non risciva più a sollevare la sua bambina, altre volevano una fisioterapista , altre speravano di essere accolte nel sevizio sanitario. Grace fedelmente traduceva.

Abbiamo promesso che domani saremmo tornati e che avremmo lavorato sul corpo anche a coppie per fare qualcosa che potevano ripetere ai loro figli. Non avremmo potuto guarirli ma dar loro maggior equilibrio e muscoli più sciolti che avrebbero agevolato ogni movimento. Abbiamo parlato tutti ,le mamme ,io, Daniele, le allieve del centro, ma sopratutto abbiamo ascoltato.

Siamo tornati nel nostro pulmino, con tanta confusione e la speranza che lo stage del pomeriggio con i fisioterapisti dell’università ci desse la possibilità nel tempo  di creare un collegamento con la baracopoli. Dopo un ora e mezza siamo arrivati alla shalom hause dove ci aspettavano i fisioterapisti, Prima di iniziare lo stage abbiamo mangiato, bevuto il caffè e pensato ad altro. 

Alle 15 abbiamo iniziato lo stage, Italiani e Africani, fisioterapisti e insegnanti di fisioterapia, studenti,  medici , allievi del Centro Monari e operatori del Metodo.     

In cerchio, come state? cosa vi aspettate?

Tutti noi, quelli che avevamo fatto 3 ore e mezza di pulmino, eravamo molto stanchi. 

Io non sapevo cosa avrei fatto, avevo ancora nel cuore le parole delle mamme ma   sapevo perfettamente di essere in debito con la vita. E sapevo che dovevo fare qualcosa.

Il gruppo è stato molto bello. Molta intimità, molto interesse.

Il corpo protagonista, gli stessi scopi, gli stessi desideri. Grace testimone delle diverse realtà, sempre fedelmente traduceva.

Domani torniamo dalle mamme, poi ancora lo stage con i terapisti dell’università.  Non vedo l’ora sia domani. Speriamo che l’autista non sbagli strada.

Maddalena

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    Lettera aperta ai fisioterapisti

    Scegliere di fare il fisioterapista significa scegliere di entrare in contatto col corpo di un'altra persona.

    Nelle scuole di fisioterapia questo particolare passa in secondo piano lasciando spazio alle tecniche fisioterapiche, alla teoria e alla pratica, entrambe importanti e semplici da apprendere. Quello che non è semplice è l'incontro con un altro corpo, non spinti dall'eccitazione, come avviene nella sessualità, non spinti dall'amore, come avviene con le persone che amiamo, ma con un diploma in mano...

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