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Oriana Serra

Io e l’Africa

Pubblicato il . Sezione: Oriana Serra

È la prima volta che vengo in questa terra e confesso che prima di partire ero decisamente inquieta e preoccupata. Il programma della nostra prima settimana a Nairobi prevede un lavoro al mattino con un gruppo di mammme di bambini con disabilita’, in un centro di salute pubblica in uno dei quartieri più poveri di Nairobi (raggiunto dopo aver affrontato il tremendo traffico della metropoli)
e nel pomeriggio il nostro stage, cui partecipano alcuni fisioterapisti dell’università.
 Un pensiero soprattutto è il più insistente; che cosa proverò incontrando una realtà umana così dolorosa,cosa sentirà il mio cuore,la mia pelle?
So’ bene da dove nasce la mia inquietudine e la mia preoccupazione, dalla paura di incontrare nuovamente
il DOLORE, e nello specifico, il profondo dolore di avere
un figlio con disabilità, la sofferenza, la disperazione
e l’abbandono.
In Africa è usanza che le donne che partoriscono
un bambino disabile vengono abbandonate perché
ritenute responsabili. Purtroppo anche a “casa mia” spesso succede che la nascita di un bimbo con difficoltà metta in crisi la famiglia fino alla separazione dei genitori.
Bava Dogo helth center è un presidio di salute
pubblica nella baraccopoli, verrebbe da dire “..come
un nostro poliambulatorio”, ma non è proprio la stessa cosa, qui l’incontro con il gruppo delle mamme, quasi
tutte giovanissime.
Rose è una ragazza di 26 anni, ha un anno più di mia figlia, alta più di me, un viso stupendo con occhi da gazzella, è la nostra voce in swahili, ha una figlia di 8 anni con paralisi cerebrale, il padre della piccola se ne è andato. Eccolo il dolore …è nei volti, negli occhi nel tono delle voci, nei corpi di quelle mamme come me, che dichiarano i loro bisogni: una carrozzina, del cibo speciale che è
molto costoso, cosa fare per limitare le convulsioni del proprio bambino ecc, ecc.
Mi colpiscono i loro corpi parlano di una grande fatica, i loro occhi, il tono della voce così basso e dimesso, quasi non volessero disturbare nel chiedere cosa poter fare per il proprio bambino perché il fisioterapista non c’è.
Facciamo con loro tre incontri, lavoriamo i loro corpi sul pavimento di una fatiscente sala travaglio/ post parto
e a poco a poco il gelo si scioglie, il movimento più libero, il contatto, la musica, il ballo, cambia i loro volti, compaiono i sorrisi e il piacere del momento vissuto assieme. Emozionante e commovente vedere che in ogni luogo anche il più difficile la magia del corpo ammorbidito e accudito accende sorrisi ,gioia e piacere.
Le mamme sono meravigliate, stupite, sono venute per i loro bambini e noi ci prendiamo cura di loro, del loro corpo. Ora riesco a vedere nei loro visi anche il coraggio ,la forza e la speranza…..sono stanchissima anche se la fatica fisica è stata poca ma anche gli altri miei compagni lo sono.
Il pomeriggio ,alla Shalom house, il lavoro sul mio corpo, con
i fisioterapisti dell’università di Nairobi mi restituisce centralità ed energia .
Dopo aver concluso il gruppo con le donne, Rose si unisce a noi e ai fisioterapisti per imparare una piccola sequenza di lavoro da insegnare poi alle altre mamme.
Quanto è coraggiosa Rose!
Lavorando i corpi, gli incontri sono sempre più intimi e gioiosi. L’ultimo giorno, nel giro finale, Rose dichiara di essere felice e di essersi sentita uguale a tutti gli altri e ci chiede di non dimenticare.
Mi commuovo profondamente, piango, piango e penso a mia figlia.
Quanto è bella questa regina d’Africa dalla pelle di seta! Finita la settimana lasciamo il traffico di Nairobi verso
i il Parco di Amboseli, la savana, gli animali ,ad incontrare un sogno di bambina.
È l’Africa sognata da piccola, vista nei documentari
in televisione con mio padre, che li amava tanto e accompagnata dal suo ricordo mi commuovo e respiro profondamente la libertà, lo spazio ,la natura, la vita. Respiro a pieni polmoni inebriata.
Ci trasferiamo a Watamu sul mare….un paradiso terrestre!!
Spiagge bianche, sole e ancora umanità dalla pelle scura che ti saluta dicendoti “Jambo jambo”.
“HAKUNA MATATA! Ma che dolce poesia !HAKUNA MATATA! Tutta frenesia !….
senza pensieri la tua vita sarà chi vorrà vivrà in libertà HAKUNA MATATA ” …..cantano nel cartone animato della Disney “Il re leone” che ho guardato con mia figlia piccola moltissime volte.
Oggi partiamo con tante foto, emozioni e pensieri, con il desiderio più grande di riabbracciare mia figlia, Eleonora.

Oriana

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    Lettera aperta ai fisioterapisti

    Scegliere di fare il fisioterapista significa scegliere di entrare in contatto col corpo di un'altra persona.

    Nelle scuole di fisioterapia questo particolare passa in secondo piano lasciando spazio alle tecniche fisioterapiche, alla teoria e alla pratica, entrambe importanti e semplici da apprendere. Quello che non è semplice è l'incontro con un altro corpo, non spinti dall'eccitazione, come avviene nella sessualità, non spinti dall'amore, come avviene con le persone che amiamo, ma con un diploma in mano...

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