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“I muscoli hanno un cuore” – Libro

Il secondo libro di Maddalena Monari – Editori Riuniti

2. I muscoli e le emozioni

2.1. Corpo e sentimenti

Noi nasciamo con un patrimonio genetico e molte funzioni del nostro sistema nervoso sono già attive, ma molte di più si formeranno in risposta all’ambiente in cui viviamo e ai rapporti umani che instaureremo, primi fra tutti il rapporto con i genitori o con chi ci ha accudito nei primi anni di vita. Le prime esperienze iniziano a formare il cervello, a trasformare gli stimoli in risposte, a dare corpo e significato ai movimenti sin dall’epoca fetale. Il cervello incomincia a fare abbinamenti neuronali e alla nascita è particolarmente delicato e sensibile. Ogni espressione dei genitori è per il bambino un elemento d’informazione che contribuisce alla costruzione del sistema nervoso, motorio, emotivo, psicologico e muscolare.

I bambini che crescono in un clima amoroso, che vivono la tenerezza, la gioia, la complicità e sperimentano la solidarietà e l’aiuto, sono in grado di ripeterli nella vita, si aspettano una buona vita e tendono a fare scelte che aiutino se stessi e gli altri. Nel primo anno di vita il bambino comprende attraverso i gesti, il tono della voce, i suoni, gli odori, il contatto. A mano a mano che le persone vanno e vengono intorno a lui e che odori, suoni e visioni cambiano durante il giorno e la notte, comincia a emergere un modello. Lentamente il bambino inizia a riconoscere tratti di regolarità e li immagazzina nella memoria come immagini.

È stato rilevato che la frequenza cardiaca del bambino sin dall’epoca prenatale si sincronizza con quella della madre: se lei è rilassata e in armonia lo sarà anche il bambino. Il sistema nervoso autonomo della madre comunica con il sistema nervoso del bambino calmandolo attraverso il tatto. Un giorno mia figlia, quando aveva solo pochi mesi, si mise a piangere disperata e non riuscivamo a calmarla. Era in braccio a mio marito mentre io cercavo di farle ascoltare una musica rilassante, ma non c’era niente da fare, era sempre più agitata. Allora mio marito decise di mettersi le cuffie e di ascoltare lui la musica che in effetti lo rilassò moltissimo. Nostra figlia si addormentò di conseguenza.

Il comportamento motorio dei genitori, i gesti, le posizioni, la voce, incominciano ad avere un significato preciso fin dai primi momenti di vita e verranno in futuro ripetuti per esprimere e comunicare le stesse sensazioni. Ad esempio, una madre che quando teme qualcosa alza le spalle associa non coscientemente la paura al movimento delle spalle, per il bambino questo gesto rimarrà abbinato a una sensazione di paura. Ogni comportamento motorio avrà per il bambino un significato preciso che resterà nell’età adulta e le contratture del suo corpo, nel corso della vita, rifletteranno forme legate ai vari stati emotivi.

Impariamo da piccoli a proteggerci con i nostri muscoli e senza saperlo abbiniamo contratture ai nostri gesti, legate alle immagini dei primi anni di vita. Le nostre contratture muscolari sono la nostra storia, ma anche quella della nostra famiglia.

I muscoli che avvolgono il nostro corpo, se sono contratti e rigidi, se ci impediscono una buona respirazione, se bloccano le nostre articolazioni, frenano ogni gesto e ogni movimento, ci procurano un maggior dispendio di energia a livello meccanico, mentre a livello emotivo le contratture muscolari trattengono le nostre emozioni. Fisicamente poco elastici, con sensazioni ed emozioni bloccate insieme ai nostri ricordi, pensiamo di condurre una vita normale dando per scontato che gli anni che passano ci induriscano portando dolori inevitabili in tutto il corpo. Spesso quando un bambino piange si dice “è stanco”, oppure “è una fase”; negli anni si dice “è l’età” oppure “è il tempo”. Si può dire tutto, ma la realtà è che non siamo contenti e il nostro corpo trova tutte le strade per dircelo.

Per vivere in armonia con il nostro corpo dobbiamo aver conosciuto l’armonia. Il corpo deve essere stato scaldato e amato, non punito, non picchiato, non oltraggiato. Rispetto e amore gli concedono armonia muscolare, mantengono libere sensazioni ed emozioni insieme a un movimento semplice e naturale. Tutto ciò permette una buona comunicazione con gli altri, un corpo caldo e armonioso che non soffre e non si ammala.

Il bisogno non esaudito spaventa il bambino e la paura si trasforma in rabbia. Codificare e impostare la crescita dei figli su principi educativi che negano l’ascolto dei bisogni del bambino e del rispetto per il suo corpo ci toglie ogni speranza di allevare figli non sofferenti. La causa del loro dolore si esprime con sintomi che spesso gli adulti vogliono ignorare, ma il corpo continua a mostrare disagi che rimangono l’unica espressione della loro paura. Da neonati viviamo le esperienze solo tramite le sensazioni e le emozioni. Se abbiamo fame e nessuno ci nutre, uniremo a questa sensazione un’emozione di angoscia. Se veniamo nutriti la uniremo a una sensazione di piacere. Se i nostri bisogni sono esauditi, il bisogno non ci spaventa e da adulti sapremo come soddisfarlo; se non viene esaudito ci lascia prostrati, frustrati, con una forte angoscia e da adulti faremo di tutto per negare il nostro bisogno.

Susan Hart dice:
soprattutto nell’infanzia gli sguardi e i sorrisi aiutano il cervello a svilupparsi, Schore suggerisce che sono gli sguardi che trasmettono sguardi positivi, a costituire gli stimoli più vitali per la costruzione del cervello sociale e dell’intelligenza emotiva. Quando un bambino guarda sua madre le pupille dilatate di lei gli trasmettono il messaggio che il suo sistema nervoso simpatico è eccitato e che lei sta sperimentando una esperienza piacevole, come risposta anche il sistema nervoso del bambino si eccita piacevolmente. Le esperienze traumatiche al contrario provocano un alto livello di eccitazione, le quali vengono registrate nell’amigdala che è responsabile delle reazioni immediate nelle situazioni di pericolo. Le facce con una espressione di paura o rabbia sono registrate in questa parte (Hart, 2011).

Sulle nostre sensazioni ed emozioni si formerà il pensiero. Negando i bisogni, il pensiero è costretto a fare a meno di una parte delle nostre emozioni. Paul Ekman ha dedicato la sua attività di ricerca a esperimenti volti a indagare i cambiamenti di umore connessi con l’attivazione dei muscoli facciali (cfr. Ekman, 2003, 2010). Se alla vista dell’espressione di un viso un individuo contrae gli stessi muscoli facciali, arriverà a provare i medesimi sentimenti. Questo succede anche con tutto il corpo: per esempio, se la mamma ha un viso sofferente, o irrigidisce il corpo, il bambino avverte il suo stesso stato d’animo. I suoi neuroni specchio lo mettono in connessione con la mamma permettendogli di percepirne lo stato emotivo. Il circuito dei neuroni specchio si attiva, ad esempio, alla vista di contratture del corpo, di gesti, di movimenti del viso o all’ascolto del tono della voce (cfr. Rizzolatti, Craighero 2004; Rizzolatti, Sinigaglia 2006). La connessione tra le espressioni del viso e quelle del corpo è collegata con specifici stati d’animo fin dalla nascita.

I bambini imitano le espressioni del viso e i movimenti del corpo dei genitori, o di chi li accudisce, abbinandoli agli stessi stati emozionali. Questo permette loro di costruirsi una “teoria della mente” 1 e di portare a termine l’intenzione presunta, quindi non solo di osservare ma di reagire alle espressioni di negazione o alle approvazioni non verbali. Da subito inizia un linguaggio non verbale che per tutta la nostra vita rimarrà più importante e veritiero nella comunicazione con gli altri rispetto a qualsiasi discorso. Questo ci porta a fare alcune considerazioni sulla comunicazione e sulla crescita dei figli. Molti genitori si sforzano di essere quasi perfetti, ma il bambino è in contatto con quello che essi sentono, con le loro contratture, con la loro voce. Possiamo confonderlo in futuro con le parole, ma le sue connessioni neuronali sono già formate, azioni e reazioni ad alcuni gesti rimarranno sempre primari rispetto alle parole.

La comunicazione fra le persone è principalmente guidata dal nostro corpo. Il corpo e le sue espressioni sono protagonisti nella nostra vita relazionale.

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