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Carmen Garbari

Pensieri, ricordi

Pubblicato il . Sezione: Carmen Garbari

Piove,ho freddo. Sono sdraiata sul divano ed il mio pensiero,come succede spesso dal mio rientro, va a Nairobi, ad Amboseli.

L’impatto con Nairobi è stato difficile: traffico caotico, buche, dissuasori della velocità che rendono difficili gli spostamenti, inquinamento…
Sono stanca; durante il viaggio non ho dormito ma la curiosità, il desiderio di vedere , di conoscere, di entrare in contatto con una nuova realtà mi tengono attiva, sveglia.

Poco dopo il nostro arrivo abbiamo conosciuto Grazia che, con la sua inesauribile energia, ci accompagnerà nelle nostre giornate a Nairobi.
Grazia, con Vanni, segue dei progetti che mirano all’inclusione sociale ed economica di giovani dello slum.
Sono rimasta colpita dal lavoro che l’ha portata a creare un laboratorio di sartoria per dare un futuro ad un gruppo di ragazze di strada.
I suoi racconti mi hanno commossa, emozionata.

L’incontro con le mamme di Baba Dogo: bellissime.
Sono impressionata dal loro tono di voce: bassissimo , un sussurro. Non hanno voce nella loro realtà, nella loro vita quotidiana e non vogliono, non possono urlare la tristezza che si legge nei loro occhi.
Le richieste che ci rivolgono sono di poter avere degli strumenti per poter aiutare i loro bimbi speciali.
Nei loro occhi, nei loro visi, nel loro corpo c’è un mondo di silenzi, di tristezza, di solitudine, di abbandoni.
La loro flebile voce è la voce di chi non è abituata- autorizzata a parlare, ad esprimere emozioni, paure, sentimenti, desideri.
Come vorrei poter tenere per mano e accompagnare per un tratto di strada queste meravigliose donne. Forse, lavorando sul corpo ,ammorbidendolo, insieme a loro, lo sto facendo.
Il desiderio di abbracciarle, di aiutarle a stare insieme porta un’emozione che mi travolge, che mi porta a sognare… di poterle aiutare a ritrovare la loro voce , a gridare la loro sofferenza, a creare uno spazio tutto per loro in cui poter stare insieme, incontrarsi, parlare, ridere , piangere, giocare con i loro piccoli; insomma ad essere donne con la voce.
Quando, a conclusione del lavoro sul corpo hanno detto : “Mi sento in paradiso” “ Non mi sembra di essere in Kenya” hanno espresso più di una semplice sensazione, hanno espresso il legittimo desiderio di cambiare la loro vita, di essere felici.
Se staranno insieme, se avranno uno spazio a disposizione, forse potranno esaudire le loro speranze e la porta che abbiamo socchiuso e che ha mostrato loro un barlume di luce, si potrà aprire.

Rose, una di loro, oltre agli incontri al Baba Dogo Healt Centre, ha partecipato allo stage pomeridiano con i fisioterapisti dell’Università di Nairobi. Potrà così portare avanti gli incontri con le mamme e dare continuità al lavoro sul corpo che trasmette forza e vitalità utili sia a loro sia ai loro bimbi.
A Nairobi incontriamo anche Angelo, un altro ragazzo italiano che lavora qui, in un centro di accoglienza diurno per bambini e ragazzi di strada, nella baraccopoli di Soweto.
L’immagine di tutti questi bimbi che ci guardano inizialmente seri e pensierosi ma poi si aprono in sorrisi fiduciosi dona allegria, vivacità.

Rimaniamo a Nairobi una settimana, giornate emotivamente intense e fisicamente faticose.
Fortunatamente i piacevoli momenti con i compagni di viaggio aiutano a mitigare la fatica fisica ed emotiva. Parlare, condividere ciò che stiamo vivendo ci fa sentire meno soli di fronte alle ingiustizie che abbiamo incontrato.

Partiamo per Amboseli : le strade dissestate ci portano nella savana.
Panorama stupendo: un’immensa distesa di erba bruciacchiata dal sole, cespugli, pochi alberi, profumo di terra e….sullo sfondo l’imponenza del Kilimangiaro coperto di neve.
Sto sognando? No, sono proprio qui, nei luoghi che fin da ragazzina ho desiderato vedere:
Il leone, gli elefanti, le zebre , le giraffe, sono davanti a me e l’ultimo dono della giornata è il tramonto…

Watamu con le sue bianche spiagge ci aspetta per gli ultimi giorni di questo primo soggiorno in Kenya.
Perché di una cosa sono certa: ritornerò.

Grazie a tutti i miei compagni di viaggio : Alessio, Daniele , Lella, Maddalena, Oriana, Paola, Paola, Grazia,Vanni , Angelo, alle mamme di Baba Dogo ed ai loro bimbi, ai fisioterapisti .
Siete nel mio cuore.

Carmen

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    Lettera aperta ai fisioterapisti

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    Nelle scuole di fisioterapia questo particolare passa in secondo piano lasciando spazio alle tecniche fisioterapiche, alla teoria e alla pratica, entrambe importanti e semplici da apprendere. Quello che non è semplice è l'incontro con un altro corpo, non spinti dall'eccitazione, come avviene nella sessualità, non spinti dall'amore, come avviene con le persone che amiamo, ma con un diploma in mano...

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